I concerti italiani della DMB negli anni 90. Intervista a Claudio Trotta.

  • 5 febbraio 2013
  • di Corsina Andriano

Claudio Trotta, fondatore della Barley Arts, dal 1979 promuove ed organizza in Italia i più importanti concerti, spettacoli di musica dal vivo e festival. "Il Re del Rock and Roll in Italia", come lo ha recentemente definito la stampa, colui che da anni promuove in esclusiva i concerti italiani di Bruce Springsteen ed ha rischiato anche il carcere per i famosi 22 minuti di bis che il Boss regalò a San Siro nel 2009, (processo conclusosi con l´assoluzione e con la rivincita del rutilante concerto di 3 ore e mezza che Springsteen ha tenuto a San Siro nell´estate 2012), Claudio Trotta è un promoter appassionato e attento, dall´intelligenza curiosa e trasversale, capace di coniugare l´amore per la musica a 360 gradi con un´apertura mentale ed una sensibilità lungimiranti, oggettivamente rare nel panorama italiano dello show biz.
Mi riceve alla Barley Arts in una tiepida mattina autunnale ed è molto cordiale e disponibile, nonostante quello sia un momento caldissimo in cui fervono i lavori per la recente acquisizione in gestione delle Officine Creative dell´ex Ansaldo, uno spazio polivalente dove si incontreranno musica, creatività, arte, laboratori, iniziative per bambini e tanto altro. Molte idee, molti progetti, come sempre lungimiranti e di ampio respiro, per i quali "non ho neanche un euro di contributi".

Il motivo per cui sono lì é legato al fatto che é stata proprio la Barley Arts a portare per la prima volta la Dave Matthews Band in Italia, organizzando i concerti che la band tenne, agli albori della sua storia, tra il 1995 ed il 1996 (il concerto del 1998 fu organizzato da Milano Concerti), epoca della pubblicazione dei primi tre album prodotti da Steve Lillywhite ed ormai noti ai fan come i Big Three (Under The Table And Dreaming, Crash e Before These Crowded Streets). La Dave Matthews Band aveva, all´epoca, già costruito in America una solida fanbase, cresciuta esponenzialmente grazie ad un´incessante attività live che l´aveva proiettata dalla dimensione di local hero ai sold out negli stadi. L´entusiasta passaparola dei fan e la libera registrazione e circolazione dei concerti erano stati il fulcro della promozione di una band che ha sempre voluto mantenere la sua indipendenza dalle comuni leggi del mercato discografico, anche dopo aver firmato il contratto con la RCA. Ed è questo il motivo principale per cui, quando la DMB approda in Europa, é un´illustre sconosciuta nel vecchio continente, a parte una certa visibilità su VideoMusic del video di Ants Marching e l´attività della BMG Europa che, all´epoca, distribuiva in Europa i dischi della DMB, pubblicati in America dalla RCA.

La Dave Matthews Band debutta in Italia il 27 marzo 1995 al Factory di Milano, un concerto divenuto poi celebre in tutto il mondo perché oggetto di trading da parte dei fan, grazie al fatto che fu trasmesso parzialmente da Videomusic. Ed in Italia tornerà il 28 giugno 1995 all´ Arezzo Wave Festival, nel 1996 farà un mini tour che la porterà a Torino, Firenze, Cortemaggiore ed al Festival Sonoria di Milano. Il 10 Luglio 1998 sarà al Festival dell´Unità di Correggio e poi, per 8 anni, sparirà dal circuito live europeo, concentrando la sua attività negli Stati Uniti.

Tutte queste date italiane, tranne quella di Correggio del 1998, sono state promosse ed organizzate dalla Barley Arts?

Claudio Trotta: Assolutamente si. Poi, purtroppo, non hanno più lavorato con noi.

Come hai conosciuto la DMB e che tipo di rapporto hai avuto con la band in quel periodo?

CT: Conosciuti musicalmente sinceramente, in questo momento, non lo ricordo. Devo dire che in generale per mia fortuna, o in certi casi é una sfortuna, sono piuttosto curioso e ascolto musica a 360 gradi, ho più di 10.000 vinili, più di 10.000 cd e quasi 100 giorni di musica nel mio computer, comprata da iTunes e da eMusic, quindi é possibile che io abbia conosciuto il gruppo prima che mi sia stato proposto. Io non sono uno che guarda molto le televisioni musicali, personalmente ho sempre pensato che la musica bisogna soprattutto ascoltarla e poi vederla dal vivo, non sono un grande amante dei videoclip, neanche dei concerti filmati e visti poi in televisione, trovo che la dinamica che succede live sia irripetibile, non é meccanica, già il fatto di ripeterla in televisione, o di vederla in diretta in televisione, non é la stessa cosa che essere li. Poi ovviamente ho, anzi avevo ai tempi, i miei pusher nei negozi di dischi che purtroppo, come tutti noi sappiamo, stanno diminuendo sempre di più, quindi può anche essere che me li abbia fatti conoscere Carù o Buscemi, oppure andando nei negozi in giro per il mondo… Perché io compro un sacco di musica durante i miei viaggi, magari anche solo vedendo la copertina del disco, mi incuriosisce, lo ascolto, certe volte neanche lo ascolto e lo compro. Sono appena tornato da Istanbul dove mi sono comprato una cinquantina di cd e la maggior parte non li ho neanche ascoltati, mi sono fatto consigliare dai negozianti, ho dato degli input di genere, a me interessava ascoltare della musica folk, della musica contaminata, jazz, pop mi interessava soprattutto quello elettronico e mi hanno dato delle dritte. E le copertine. Questa é una cosa che mi porto dietro da ragazzo, secondo me una copertina ti dice già come é il contenuto, soprattutto nel vinile: una bruttissima foto dell´artista ti dice già che l´artista in quel momento non é particolarmente… basti pensare ai dischi di Dylan, uno dei più brutti, anzi uno degli unici brutti, a mio parere, è Saved, la copertina é terrificante e non é un caso.

Sinceramente non mi ricordo rapporti personali con la DMB che mi siano rimasti nella memoria. Ho iniziato a lavorare nel campo della musica nel 76-77, quando avevo 16-17 anni e nel 79 ho iniziato la Barley. Io sono un produttore ed un promoter. La parola promoter in Italia fa venire in mente i promoter finanziari, i promoter che vengono a casa a venderti le saponette, però a livello internazionale il promoter invece é qualcuno che promuove, quindi economicamente, artisticamente, organizzativamente qualcosa che gli piace, o anche magari qualcosa che non gli piace. Nel mio caso, in 35 anni, ho avuto il pregio/difetto, la fortuna/la sfortuna di fare quasi sempre cose che mi piacciono. E´ un difetto perché non dovrebbe essere così, bisognerebbe anche fare cose mediocri, come sono la maggior parte delle cose di massa, é un pregio forse perché é una scelta di campo. E´ una fortuna perché mi ha portato a fare delle cose che amo, é una sfortuna perché mi ha fatto anche perdere un sacco di soldi e un sacco di energie in progetti molto belli e in artisti straordinari che però non hanno, ahimé, una presenza di mercato che ne giustifica i costi. Mi viene in mente la prima volta che Randy Newman é venuto in Italia, nel 1987, e l´ho fatto io, al Teatro Nazionale con Victoria Williams come supporter: 400 paganti….e Randy Newman per me é uno dei 20-30 geni del secolo, non solo della musica ma del secolo. Io, spesso, faccio un lavoro di diffusione culturale senza nessun finanziamento ma esclusivamente sulla base del mio intuito, della mia voglia di fare, della mia impresa. E questo lo pago. Intendiamoci, non sono un kamikaze, tenderei a non esserlo, almeno. Per esempio, nel campo della musica italiana, mi sono tenuto lontano anni luce, e continuerò a farlo, da cantanti che vengono fuori da Amici o da X Factor o da carrozzoni di questa natura; non perché non reputi interessanti loro o perché debbano essere per forza degli asini o degli incapaci, ma perché non mi piace il meccanismo dei talent show, quindi non mi piace la parte che questi signori, questi ragazzi, queste donne sono costretti e si auto-costringono a fare -perché non é che lo fanno con un fucile puntato contro- quindi sono assolutamente vittime ma anche carnefici della parte che interpretano. Mi tengo lontano da questa cosa, come mi tengo lontano da molte cose che non mi piacciono. Detto questo, ci sono anche magari alcune cose che promuoviamo, che personalmente non mi piacciono tantissimo, però le sposo perché le vedo reali. Ecco, la distinzione che ho sempre fatto é tra la musica e arte che hanno una loro consistenza e la musica e arte che sono biecamente e stupidamente di consumo. Però, per dire, abbiamo fatto gli LMFAO, che sembrano dei cretinetti e fanno musica apparentemente mediocre - e io la pensavo così, sinceramente, quando li abbiamo presi, dopodiché li ho visti dal vivo e ho capito che non é vero, perché sono geniali nel loro modo di prendersi in giro e di fare spettacolo, quindi non é sempre detto che le cose dance o pop o techno debbano per forza essere le più stupide e quelle invece indie debbano essere migliori; anzi c´é molta musica indie che fa schifo, soprattutto italiana, e c´é molta musica elettronica -soprattutto internazionale- straordinaria , che io adoro. Il confine, quindi, é difficile e dipende dalla nostra sensibilità, perché non sono solo io che acquisisco artisti in questo ufficio, ci sono Aldo e Marco Ercolani che acquisiscono autonomamente artisti, li seguono, li promuovono.

Nel caso di Dave Matthews io ho sempre adorato il genere jam, io sono un DeadHead, un pezzo della mia cultura é quello lì. Se uno ama quella musica, se uno si é sentito male quando Jerry Garcia é morto, come si fa a non amare la DMB, i Phish, gli String Cheese Incident, i moe… Quello che mi incuriosiva molto della DMB era il fatto che una musica estremamente complessa fosse così di massa negli Stati Uniti. Però li c´era una spiegazione: mentre i nostri ragazzi ascoltavano, all´epoca, i Simple Minds, piuttosto che i Simply Red, piuttosto che gli U2, lì nei college e nelle università ascoltavano Miles Davis e Dave Matthews ci stava, perché Dave Matthews era un territorio di confine tra mondo jazz, mondo rock, mondo folk, mondo pop e mondo jam.

La BMG Europe,(attuale Sony-BMG) distribuisce la RCA, dunque ha distribuito in Europa i dischi della DMB fino al 2001, con Everyday. Nel 2002, mentre sta per essere pubblicato Busted Stuff, la band rompe il contratto con la BMG Europe e, da allora, non ha più avuto un interlocutore discografico stabile qui da noi. Tu sei al corrente di quello che é successo allora con la BMG Europe?


CT: Io non so cosa sia successo. Posso immaginarlo e credo ci sia stato un mélange di fattori. Da una parte, indiscutibilmente, i numeri che la DMB produce negli Stati Uniti, sia in termini di live che discograficamente, non sono comparabili rispetto a quelli che hanno in Europa. Da un punto di vista squisitamente economico questo si traduce nel fatto che negli Stati Uniti guadagnano un sacco di soldi, per essere meno prosaici, e in Europa no. Può essere sia stata una loro scelta personale, dei musicisti come del loro management, alla luce del fatto che l´Europa rendeva economicamente meno degli Stati Uniti, quella di "tenere l´Europa un po´ da parte" bisogna anche dirle queste cose. Infine può anche essere -ma ripeto non lo ricordo e non lo so- può essere che la BMG stessa non abbia fatto un gran lavoro oppure che lo abbia fatto ma non ha avuto risultati e non ha garantito per il futuro continuità nel lavoro, penso che le questioni siano queste, un po´ anche per altri gruppi, come i Phish: quant´ é che non vengono in Europa?

Dal tuo punto di vista di promoter, perché questi gruppi con un grosso seguito ed un infinito numero di concerti sold out ogni anno negli Stati Uniti, dovrebbero venire in Europa?

CT: La risposta é venire in Europa, portarsi la famiglia, fare una vacanza e divertirsi suonando, che é la stessa cosa che dovrebbe fare la DMB dal mio punto di vista, che é un punto di vista da promoter e da amante della musica e non necessariamente condivisibile.

Nel settembre 2001 viene programmato un tour europeo con date solo in Germania. Il tour poi saltò dopo l´attentato delle Torri Gemelle. Nel 2006 la band si adopera per tornare in Europa. Viene appoggiata solo da Livenation, con cui ha un forte rapporto in America. Non avendo idea di quale sarebbe stata la ricezione in Europa, Dave Matthews viene da solo a Londra (nel febbraio 2006) in un concerto per 200 persone che, ovviamente, é sold out pochi minuti dopo l´inizio della prevendita. Dave Matthews torna, così, in Inghilterra - a Maggio dello stesso anno- con un mini tour, sempre promosso da Livenation. E sempre Livenation organizzerà il tour di Dave Matthews e Tim Reynolds nel 2007 in Europa (in Italia il 4 marzo 2007) e le date europee della DMB nel maggio 2007 (Dublino, Lisbona, Bruxelles e Londra). La Barley Arts non era più interessata alla DMB in quel periodo? (mi riferisco al concerto Dave e Tim a Milano nel 2007).

CT: Qui entra un discorso un po´complesso… Io resto, insieme a pochi altri nel mondo, un promoter indipendente. Non sto facendo un autoelogio ma io credo di essere come un animale in estinzione, cioè il mondo della musica dal vivo é principalmente diretto verso il far parte tutti di 3-4/5 corporation: Livenation, (ex Clearchannel), AEG, Universal (che sta comprando promoter in Europa) e Warner Bros, che sta facendo altrettanto, quindi scatta un meccanismo per cui queste multinazionali comprano strutture, comprano promoter, comprano agenzie, comprano -ahimé proprio dal manager della DMB- un patrimonio enorme di database di fan club di innumerevoli gruppi indipendenti. Questo enorme patrimonio viene venduto a Livenation (si riferisce alla vendita di Musictoday da parte di Coran Capshaw a Livenation nel 2006 NdA) il ché mi pare sia un fatto grave.
In questo contesto anche l´agenzia europea di booking della DMB, la International Talent Booking, é stata comprata da Livenation. Ora le agenzie, anche quando acquisite da Livenation, cercano generalmente di mantenere una indipendenza nelle loro scelte che privilegi l´ interesse degli artisti e l´interesse economico dell´azienda. Detto questo, in linea teorica, se c´è un rapporto precedente con l´artista, se c´è una storia, come nel mio caso, l´agenzia dovrebbe mantenere questo rapporto, fatto salvo, ovviamente, che questo rapporto sia di gradimento dell´artista e sia economicamente sostenibile. In questo caso io credo che, quando la DMB é tornata in Europa, l´agenzia sia stata particolarmente sotto pressione di Livenation per far lavorare le loro filiali europee, in particolare in Italia. Milano Concerti, che prima di entrare nel mondo di Livenation, era una società che storicamente aveva, negli anni 80 e 90, meno peso di Barley Arts, in termini di quantità e qualità di eventi e concerti, da quando entra nel mondo di Livenation acquisisce, automaticamente e senza particolari meriti, una serie di grossi artisti: faccio l´ esempio di Sting, che dopo aver lavorato per molti anni con Franco Mamone, lavorava con me da svariati anni e con reciproca soddisfazione e che ha smesso di farlo solo con l´acquisizione da parte di Livenation dei suoi concerti per tutto il mondo.

Nel 2009 la DMB torna finalmente in Italia, a Lucca, in un concerto - promosso dalla D´Alessandro&Galli - che si rivelerà storico, per tanti motivi: il più lungo concerto nella storia della band fino ad allora e, tuttora, stabilmente al 3^ posto tra i concerti più lunghi della DMB, coronato dalla pubblicazione ufficiale del Live in Lucca. La D´Alessandro&Galli ci stava lavorando da 3 anni ed altri promoter avevano fatto le loro proposte, compresa la Livenation. Il motivo per cui la data italiana fu annunciata molto in ritardo rispetto al restante tour europeo fu legato proprio alla lunga trattativa ed alla scelta, da parte del management americano, tra le varie proposte. Ci hai provato anche tu?

CT: Mentre nel 2007 io, obtorto collo, scopro che c´è un concerto, lo scopro perché ci sono i biglietti in vendita e la prendo malissimo, nel 2009 feci delle proposte (il Pistoia blues. All´epoca il management americano restò a lungo indeciso tra Lucca e Pistoia NdA). Ho scoperto dopo che Lucca è stato un concerto che a loro é piaciuto tantissimo e devo dirti la verità, perché sono un uomo onesto, io non credevo al tempo che avrebbero fatto il business nei tre palazzi (nel 2010 il tour in Italia toccò Milano, Roma e Padova e fu organizzato sempre dalla D´Alessandro&Galli NdA). Invece lo fecero, quindi da questo punto di vista non ho alcun problema ad ammettere che Adolfo, Mimmo o chi per loro sia stato bravo a percepire questa cosa. Però io non ero a Lucca, non sapevo quanta gente avevano fatto, avevo perso il contatto col gruppo dal 1998, quindi ero anche giustificato nel non averla percepita, questo è un lavoro di sensibilità non è così semplice.

Tasto dolente: le location dei concerti in Italia. Ma é mai possibile che in Italia dobbiamo accontentarci di location orribili e inadeguate per la musica?

CT: In italia, in 35 anni che faccio questo lavoro, non è stata costruita neanche una sola struttura per la musica popolare contemporanea con denaro pubblico. Non bisogna fare confusione e pensare che il Parco della Musica di Roma lo sia, il Parco della Musica è una struttura per l´Accademia Santa Cecilia, che ospita anche la musica popolare contemporanea ma non è stata costruita per la musica popolare contemporanea, soprattutto non ne rispetta le esigenze, né in termini di acustica né in termini di operatività. L´ Alcatraz è un locale bellissimo, uno dei più belli d´ Europa, forse del mondo, ma è stato costruito con denaro privato, non pubblico. Noi viviamo in un paese dove abbiamo più di 2000 bellissimi teatri di tradizione, ahimè pochi con capienza rilevante: il massimo con 2200 persone agli Arcimboldi di Milano e al Carlo Felice a Genova, ambedue sono belli ma non hanno alcune caratteristiche necessarie alla musica popolare contemporanea. Utilizziamo i palazzi dello sport che, come dice la parola stessa, sono stati costruiti per lo sport: alcuni di questi sono acusticamente più validi, alcuni sono meno validi. L´acustica comunque, attenzione, non é determinata solo dalla location ma da una serie di fattori: la qualità di chi suona sul palco, la qualità delle strumentazioni che usano, la qualità di chi miscela i suoni sul palco e di chi li miscela fuori, la qualità dell´impianto audio/luci, la qualità dell´allestimento dell´impianto audio/luci, la qualità della location e la qualità e quantità dell´audience. I meriti e i demeriti non sono mai da una sola parte, é come quando la gente si lamenta con l´organizzatore per i prezzi troppo alti, se i prezzi dei biglietti sono alti é perché l´artista li condivide e perché fa delle richieste economiche che non stanno in piedi se non con quei prezzi. Se Neil Young fa gli Arcimboldi a 250 euro o quello che é, non bisogna prendersela solo con l´organizzatore, bisogna prendersela anche con Neil Young, per quanto sia uno dei miei top: se va in giro da solo con la chitarra e vuole 300.000$ faccio per dire - ma non credo di andare troppo lontano- é ovvio che, se vuoi dargli quei soldi, il prezzo dei biglietti sale. Per quanto riguarda invece le location all´aperto, noi qui abbiamo stadi che sostanzialmente vanno bene, alcuni meglio alcuni meno bene e, di nuovo, qui dipende dagli allestimenti, l´ho dimostrato io con Bruce l´estate scorsa: abbiamo fatto un allestimento audio diverso, io personalmente ho fatto il giro dello stadio, ovunque, e ti posso assicurare che si sentiva da Dio ovunque. Abbiamo poi degli spazi naturali e artistici straordinari, abbiamo ville, spiagge, piazze, castelli, colline, pianure. L´altra dote é la nostra grande creatività, siamo stati capaci, nell´arco degli ultimi 50 anni, di utilizzare di tutto e di più, ahimè anche i parcheggi, e questo è il dato dolente, usiamo anche i parcheggi col cemento e non siamo gli unici, in giro per il mondo lo fanno molti, lo trovo aberrante, lo trovo dequalificante, lo trovo triste, però in certi casi è indispensabile. Non abbiamo spazi costruiti per la musica popolare contemporanea, a nessun livello, né nei piccoli club, nei teatri, nelle arene, negli spazi all´aperto, di nessuna dimensione. Se io avessi le leve del potere economico nazionale in questo campo, imposterei una politica che non è certo quella di spendere soldi sui grandi spazi, perché i grandi spazi li abbiamo già, vanno bene e sono pochi gli artisti che li utilizzano, non è neanche la politica delle arene da oltre 10000 persone , ma sarebbe lanciare un grande investimento nazionale su arene, su spazi modulabili da 1000 a 8000 spettatori, utilizzabili sia indoor che outdoor, dove si possa sia ascoltare , ma anche studiare, suonare, vedersi, un po´ quello che sto cercando di fare con l´Ansaldo: se ce la faccio, sarà un mondo dove uno andrà li e potrà fare tante cose, non so se ci riuscirò, io ci provo, non ho un euro per fare questa cosa, è una sperimentazione di 6 mesi, appena confermata il 30 ottobre, in un periodo in cui le aziende private sono economicamente col culo per terra e sarà difficile trovare dei soldi. Io poi sono, diciamo cosi, un pò "talebano", il discorso eno-gastronomico sarà come a Vigevano, filiera corta, niente di industriale, se viene l´Heineken e mi dice ti dò i soldi io non la voglio, quindi….


Altro tasto dolente: i festival in Italia. L´esperimento di Sonoria nel 1994 fu molto audace ed anticipava i tempi in Italia. Ora, secondo me, si potrebbe organizzare in Italia un festival come si deve e potresti farlo solo tu. I 10 giorni suonati a Vigevano sono un esempio. Anche qui, non ho idea di quale potrebbe essere uno spazio polifunzionale adatto per organizzare un bel festival in Italia, tu ci stai pensando?

CT: Lo farei non in una città ma in mezzo alla natura, in centro Italia o, ancora meglio, in un´isola - l´Elba, la Sardegna o la Sicilia. Tre giorni dove si possa campeggiare, più palchi, più cose, niente headliner importanti.
Ci sto pensando esattamente dal giorno dopo in cui non ho fatto più Sonoria. è una ferita aperta, un malessere di vita quotidiano per me. Non perché Sonoria sia stata un´impresa economicamente svantaggiosa che mi ha fatto quasi fallire, ma il dolore di aver fatto una cosa avanti secoli in questo paese, bellissima, e non essere riuscito poi a portarla avanti e a vincere la sfida culturale, nel senso che gli italiani non sono nati per questo tipo di cose. Gli italiani sono sostanzialmente fighetti, modaioli, con la puzza sotto al naso, ignoranti, ed è meglio che le scrivi queste cose, non ho problemi a dirle queste cose, nel senso che ignorano cosa sia la bellezza e la ricchezza della conoscenza. La vecchia diatriba destra/sinistra ha contribuito, si sono creati dei mondi di ignoranza dentro una pseudo-cultura che io detesto. Sono un uomo di sinistra ma io detesto il concetto di cultura che ha la sinistra, per me la cultura è un equilibrio, non è che le persone che ascoltano Orietta Berti e non i Phish sono incolti mentre io che ascolto i Phish sono colto. Io ho una cultura e il mio equilibrio nasce dal fatto che ascolto i Phish e leggo i libri di Massimo Carlotto, ma io non reputo un incolto uno che legge i libri di Bruno Vespa e guarda X Factor o ascolta Orietta Berti: semplicemente, ha una cultura diversa, ha un equilibrio diverso. Su questo equivoco si sono buttati via centinaia di milioni di euro in questo paese con questa finta gratuità, concerti gratuiti pagati dall´amministrazione pubblica e dagli sponsor, quando si potevano fare investimenti infrastrutturali, investimenti sulla formazione, sugli strumenti di informazione per poter permettere alle persone di farsi la propria cultura. Invece si è continuato in un regime, in uno statalismo, in un assistenzialismo a pioggia, in una logica da sindaci/promoter, da assessori/promoter e da sponsor che mettono i soldi solo quando c´é Vasco Rossi o Sting e non capiscono che avrebbero più valenza se fossero capaci di contribuire a costruire qualcosa di nuovo e non conosciuto. Io adoro il concetto del festival perché per me il concerto è una messa: c´è l´officiante, che è l´artista, e gli adepti che vanno li, cantano, ballano, applaudono. Il festival é un´opportunità di crescita, un´opportunità di creare e di conoscere qualcosa. In Italia la gente va ai concerti per l´artista e passa la maggior parte del tempo al telefono, a far sentire a qualcuno di molto lontano, a fare fotografie a se stessi o a chi c´è sul palco e a mandarle a qualcuno e non a parlare con l´amico/a con cui è andata al concerto. Io sono stato a Southside, in Germania, in quei tre giorni lì ho capito tutto: le persone erano lì per stare insieme, il telefono non l´ho mai visto, le persone parlavano con chi era lì, non erano a fotografare l´artista, se lo godevano, non erano lì per il singolo artista, erano lì per fare una vacanza, per stare insieme e divertirsi, non avevano la maglia del proprio artista preferito, avevano la maglia del festival, erano vestiti da festa. 48000- 50000 persone erano li a campeggiare. Questo, ahimè, temo non riuscirò mai a vederlo in Italia, temo non riusciranno a vederlo i miei figli, i miei nipoti, i nipoti dei miei nipoti, non ci credo più. Detto questo, siccome sono un pazzo visionario, non è detto che non ci riprovi.

La scena live in Italia. Ci sono grandi artisti che snobbano l´Italia. Faccio un nome a te molto caro: gli Elbow, che siamo costretti a vederci altrove. Molti addetti ai lavori mi ripetono spesso ironicamente " ah perché l´Italia é in Europa?"….lo pensi anche tu? Nel caso specifico, siccome so che hai tentato di riportarli in Italia, qual é il principale ostacolo che hai incontrato? Perché mai gli Elbow vanno in America e in Australia, fanno concerti sold out in Inghilterra e non vengono, a due passi, in Italia?


CT: Li seguo da anni, proponendo loro di tutto. Quello che mi viene sempre risposto è che finché non vendono un certo numero di dischi….Io non condivido questa logica, però. Io li adoro e, se fossi in loro, un giro in Italia a suonare in un bel teatro o auditorium io lo farei.